Note
Presentazione
Struttura
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SITI                     OLIGOCENICI                DEL                     SASSELLESE
  • Romeo Sara
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OLIGOCENE
  • DAL GRECO:
  • olìgos = POCO
  • kainòs = RECENTE
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COSA E’ SUCCESSO:
  •     Parte delle aree emerse durante l'epoca precedente (Eocene), a seguito del sollevamento della catena Alpina, vengono progressivamente invase dal mare di provenienza orientale nord-est (Trasgressione), formando un ampio golfo denominato "Bacino Terziario Piemontese".
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L’ Europa nell’ Oligocene (da Lorenz)
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Fasi dell’ ingressione: (1)
  •     Il livello marino si è innalzato occupando le aree depresse e formando coste molto frastagliate, bordate da gruppi di piccole isole.
  •     Sulle propaggini delle terre emerse si impostarono ridotti bacini continentali di tipo paludoso.
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Fasi dell’ ingressione: (2)
  •     Dai rilievi alpini i fiumi portavano enormi quantità di ghiaie, costituite da ciottoli (alcuni di natura ofiolitica -rilievi già emersi-) anche di grandi dimensioni, scaricandoli in mare e formando conoidi deltizie.
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Nell’attuale Liguria…
  •     Golfo di Santa Giustina (attuale Valle Erro), si estendeva dalla zona costiera sud-occidentale (attuale Celle Ligure) al mare più profondo a nord (attuali Pianfolco e Cassinelle).
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"Di tanto in tanto grosse..."

  •          Di tanto in tanto grosse frane sottomarine (probabilmente dovute a movimenti tettonici o ai torrenti che scaricavano al mare) scivolavano lungo la scarpata continentale ed il materiale grossolano si alternava ai sedimenti fini di mare profondo.


  •        Continuando la sua avanzata, il mare ricoprì completamente la zona del Piemonte meridionale. In questo mare, divenuto più profondo, si depositarono strati sabbiosi (arenarie), strati di fanghi (marne e silt) e depositi di natura calcarea anche biocostruiti.


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LOCALIZZAZIONE DEI 2 SITI
  • S.GIUSTINA:            alveo del torrente Sansobbia (quota 370 m). Oligocene inferiore
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Panoramica del sito di Ponte Prina
  • Panoramica del sito di Santa Giustina
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SANTA GIUSTINA
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"Nel sito affiora la parte..."
  • Nel sito affiora la parte basale della successione stratigrafica di S. Giustina – Giovo del Sassello (circa 170 m).


  • Il basamento su cui si sono depositati i sedimenti del B.T.P. e’ metabasitico (ofioliti-metamorfismo).


  • Nella sezione litostratigrafia di S. Giustina, si vede il lento avanzare del mare (trasgressione), che a piu’ riprese viene contrastato dalla rapida e intensa progradazone (delta) con conseguenti temporanee fasi regressive caratterizzate da sedimentazione di ambiente transizionale o continentale.
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"Con Pl gli strati a..."
  • Con Pl gli strati a piante fossili.


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"Gli intervalli fini dei depositi..."
  •     Gli intervalli fini dei depositi basali (livello 4), riferibili ad un sistema di piana e conoide alluvionale, sono generalmente ricchi in frustoli carboniosi ed in alcuni casi contengono numerosi resti di piante superiori in splendido stato di conservazione e oogoni di caracee (charofite).


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"L’intervallo tra il quinto ed..."
  •       L’intervallo tra il quinto ed il decimo livello, corrisponde alla deposizione di sedimenti continentali, nei quali s’intercalano orizzonti salmastri caratterizzati da povere malacofaune. Piu’ frequenti sono le tracce ed i resti di grandi alberi che affondavano le radici nei fanghi dei fondali (attuali mangrovieti).
  •        Potenti apporti fluviali troncano i depositi di laguna salmastra e successivamente riprende la trasgressione marina (nelle prime fasi ancora contrastata da arrivi terrigeni grossolani).
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 Nel livello 11, orizzonti di ambiente salmastro con ricche faune a gasteropodi e bivalvi che sfumano superiormente a termini marini (orizzonti a coralli ramosi, ricoperti da livelli di spiaggia).
  •        Da questo punto (livello 12 fino al 18) la trasgressione si afferma definitivamente e la restante parte della successione sara’ sempre costituita da sedimenti depositatisi in ambiente marino (arenarie piu’ o meno siltose e subordinatamente conglomerati e marne argillose, il cui contenuto fossile e’ costituito da gasteropodi, bivalvi e foraminiferi).
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I RESTI FOSSILI
  • Il materiale esaminato proviene essenzialmente dai livelli arenacei compatti grigio chiari. Meno frequenti sono i reperti su arenaria marnosa giallastra.


  • I vegetali si presentano quasi sempre frammentati, sono impronte.


  • Va sottolineata la presenza quasi costante di una pellicola carboniosa sull’impronta.
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LA COLLEZIONE DI FILLITI

  •      La collezione ebbe  inizio nel 1886 con l’acquisto delle raccolte del sacerdote Deo Gratias Perrando, parroco di Santa Giustina, per il Museo Geologico della Regia Universita’ di Genova, da parte di un consorzio; si aggiunsero poi altre raccolte donate dagli eredi di Don Perrando e da vari raccoglitori. La collezione raggiunse circa 4000 esemplari, e venne collocata al Museo Geologico sistemato provvisoriamente a Villetta “Di Negro” e vi resto’ fino al 1926. Successivamente il materiale, catalogato e sigillato in grandi casse, fu trasportato a piu’ riprese nei locali sotterranei del Museo Civico di Storia Naturale G. Doria. Nei giorni 7-9 Ottobre 1970 ci fu un’alluvione che causo’ gravi danni alle collezioni in parte gia’ collocate negli scaffali disposti nell’area perimetrale della grande sala dello scantinato del Museo Civico Doria.  Il materiale recuperato, fu trasportato nei locali dall’attuale Istituto di Geologia, in Corso Europa. Il 1 Gennaio 1977 un ulteriore allagamento dovuto al Rio Noce, abbatte’ un tratto di parete dei fondi del Palazzo delle Scienze dove era collocato il Museo, danneggiando ulteriormente la collezione. Oggi, la collezione è conservata presso il Dip.Te.Ris., il Museo Civico di Storia Naturale G. Doria di Genova ed il Museo Perrando di Sassello.


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CONTENUTO FOSSILIFERO
  • ALGHE  (5 specie).
  • FUNGHI (4 specie).
  • PTERIDOFITE  (43 specie di 17 generi).
    • Pteris (10 specie)
    • Goniopteris (6 specie)
    • Asplenium (5 specie)
    • Aspidium (5 specie)
    • Equisetum (2 specie)
  • GIMNOSPERME   (10 specie di 7 generi).
    • Pinus (3 specie)
    • Sequoia (3 specie)
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"ANGIOSPERME DICOTILEDONI"
  • ANGIOSPERME DICOTILEDONI   (332 specie di 98 generi).
    • Ficus (32 specie)
    • Quercus (20 specie)
    • Laurus (19 specie)
    • Mirica (14 specie)
    • Juglans (13 specie)
    • Rhamnus (12 specie)
    • Cinnamomum (10 specie)
    • Diospyros (9 specie)
    • Magnolia (8 specie)
    • Artocarpus (9 specie)
    • Sapindus (8 specie)
    • Persea (7specie)
    • Cassia (7 specie)
    • Cornus (7 specie)
    • Castanea (7 specie)
    • Salix (6 specie)
    • Cinchonidium (6 specie)
    • Carpites (6 specie)
  • ANGIOSPERME MONOCOTILEDONI  (59 specie di 33 generi).
    • Cyperus (11 specie)
    • Phoenicites (4 specie)
    • Sparganium (3 specie)
    • Arecites (3 specie)
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Aspidium oligocenicum
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Prunus
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Da Principi:
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RICOSTRUZIONE DEL PALEOAMBIENTE
(secondo Principi):
  • La vicinanza del mare (mitigatore del clima ed ostacolo all’avanzare delle temperature fredde) fece di Santa Giustina un’oasi di conservazione piu’ duratura ed un’importantissima tappa nello spostamento di quelle forme vegetali, gia’ scomparse dal resto dell’Europa.
  • I luoghi, in cui potevano accumularsi grandi quantita’ di resti vegetali, da cui derivano le ‘filliti’ di S. Giustina, erano meandri, piccoli laghi e paludi.
  • L’associazione dei livelli a filliti è caratterizzata sia da taxa tropicali sia da taxa temperati: si tratta di un ambiente paragonabile a quello delle attuali foreste tropicali.
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"Nelle zone piu’"


  • Nelle zone piu’ basse e pianeggianti prosperavano gli elementi tipicamente tropicali, rappresentati principalmente da felci arboree (Goniopteris, Polypodioides), palme di grandi dimensioni (Perrandoa, Isselia, Flabellaria, Phoenicites) e dicotiledoni (Ficus, Artocarpus, Cinnamomum, Diospyros, Magnolia, Anona, Sapindus, Cassia).


  • Il sottobosco caldo-umido era caratterizzato sempre da felci (Pteris, Blechnum, Aspidium, Woodwardia) e dicotiledoni lianiformi; vicino ai corsi d’acqua ed agli stagni proliferavano ancora felci (Chrysodium) e dicotiledoni (Populus integra, Salix, Carpinus).


  • Sui rilievi, con una temperatura media piu’ mite e quindi clima confrontabile con quello delle attuali fasce temperate, la vegetazione era invece caratterizzata da dicotiledoni (Quercus, Castanea, Ilex, Myrica) e da conifere (Sequoia, Taxodium, Glyptostrobus); nei luoghi umidi ed ombrosi prevalevano tra le monocotiledoni (Phragmites, Cyperus, Arundo) e tra le dicotiledoni (Alnus, Fagus, Acer, Plantanus).
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Ma…
  •     Le analisi condotte con i 2 metodi, proposti da Dolph & Dilcher (1980) e Webb (1959), hanno portato, all’identificazione di un paleoambiente nettamente tropicale-subtropicale di piani basali-pedemontani.


  •     Risultato che e’ avvalorato anche dalla presenza, di impronte di Felci di grandi dimensioni (soprattutto Goniopteris polypodioides) e grandi palme testimoni di un clima indubbiamente tropicale, di una netta maggioranza di specie a margine intero (di clima piu’ caldo) rispetto a quelle a margine dentato (di clima piu’ freddo), ed infine dalla segnalazione della presenza di resti di Coccodrillo e del genere Trionyx (un Chelone di clima caldo).
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Successivamente:
  • Si passa ad un ambiente di tipo salmastro, con una ricchissima fauna, tra cui più abbondanti erano i gasteropodi, bivalvi e gli artropodi (granchi).


  • Fino ad un ambiente di tipo marino franco con coralli ramificati (rami fitti e sottili ben sviluppati) che indicano zona di piattaforma interna o comunque una zona riparata con energia del moto ondoso bassa, temperature alte ed acque limpide.
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MADDALENA (PONTE PRINA)
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"Serpentiniti"
  • Serpentiniti
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Su queste riposa un orizzonte costituito dalla fitta alternanza di strati sabbioso-siltosi a macroforaminiferi e bioclasti/biocostruiti ad alghe rosse e coralli. Quest’ultimo episodio è infine soffocato e quindi ricoperto da una potente coltre di sedimenti da arenaci a siltitici a marnoso-argillosi, che indicano un progressivo e marcato approfondimento.
  • Seguono arenarie siltose a coralli con diverse morfologie, macroforaminiferi (nummuliti ed orbitoidi), alghe calcaree rosse, molluschi ed echinoidi, che passano verso l’alto a siltiti sabbiose.
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CONTENUTO FOSSILIFERO
  •     Il sito e’ caratterizzato da colonie coralline in buono stato di conservazione, generalmente in posizione di vita e spesso di grosse dimensioni. Si tratta prevalentemente di forme massive, mentre ben piu’ rare e sempre frammentate sono le forme ramose.


  • I vari autori che hanno studiato le associazioni a coralli dell’area di Sassello, segnalano un numero elevato di specie (170).


  • Ben piu’ sporadici sono gusci di bivalvi (soprattutto pettinidi ed ostriche), modelli interni di gasteropodi, piastre e radioli di echinoidi, frammenti di serpulidi e di briozoi.
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"Associazione a coralli:"
  • Associazione a coralli:
  • Massive piu’ rappresentate:
    • Favia Irregularis
    • Favia Subdenticulata
    • Antiguastrea Lucasiana
    • Michelottiphyllia Crispata
    • Michelottiphyllia  Anceps
    • Michelottiphyllia  Sp.
  •  2.     Incrostanti piu’ rappresentate:
    • Stilocoenia Taurinensis
    • Hexastrea Elegans
    • Hexastrea Laxelamellata
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Fossili guida:
  • Nummulites: fino alla parte bassa dell’Oligocene Superiore.


  • Lepidocicline: partono dall’Oligocene Superiore.


  • Entrambi convivono nella parte bassa dell’Oligocene Superiore.
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RICOSTRUZIONE DEL PALEOAMBIENTE
  • I successivi livelli arenaceo-siltosi e sabbioso-siltosi rappresentano una fase di graduale approfondimento, nell’ambito della piattaforma interna piu’ prossimale alla costa (20-30 metri), come testimoniato sia dalla corallofauna che dai macroforaminiferi e molluschi.
  • In seguito l’ alternanza fra arenarie silicoclastiche ed orizzonti bioclastici/biocostruiti sembra indicare una fase di stasi nell’ approfondimento, che consenti’ la fioritura di una variegata flora ed alghe calcaree rosse; queste colonizzarono i fondi sabbiosi mobili stabilizzandoli e permettendo cosi’ la ripresa dell’attivita’ biocostruttrice dei coralli.
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"Infine,"

  •   Infine, il marcato approfondimento, testimoniato da una successione da arenacea a francamente pelitica, localmente a bivalvi, porto’ all’instaurarsi di una facies che si inquadra in una batimetria compresa tra la piattaforma interna e quella mediana (40-60 metri).


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"FINE"
  • FINE
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Le diapositive  n. 27, 28, 29 e 30
SONO TRATTE DAL LIBRO: FOSSILI DI SANTA GIUSTINA E SASSELLO. P.Principi.
  • Le immagini delle diapositive n. 3,4,5,6,7 e 8
  • SONO TRATTE DAL LIBRO:
  •     CONTRIBUTION A L’ETUDE STRATIGRAPHIQUE DE L’OLIGOCENE ET DU MIOCENE INFERIEUR DES CONFINS LIGURE PIEMONTAIS 1968. C. Lorenz.