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- DAL GRECO:
- olìgos = POCO
- kainòs = RECENTE
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- Parte delle aree emerse
durante l'epoca precedente (Eocene), a seguito del sollevamento della
catena Alpina, vengono progressivamente invase dal mare di provenienza
orientale nord-est (Trasgressione), formando un ampio golfo denominato
"Bacino Terziario Piemontese".
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- Il livello marino si è
innalzato occupando le aree depresse e formando coste molto
frastagliate, bordate da gruppi di piccole isole.
- Sulle propaggini delle terre
emerse si impostarono ridotti bacini continentali di tipo paludoso.
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- Dai rilievi alpini i fiumi
portavano enormi quantità di ghiaie, costituite da ciottoli (alcuni di
natura ofiolitica -rilievi già emersi-) anche di grandi dimensioni,
scaricandoli in mare e formando conoidi deltizie.
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- Golfo di Santa Giustina
(attuale Valle Erro), si estendeva dalla zona costiera sud-occidentale
(attuale Celle Ligure) al mare più profondo a nord (attuali Pianfolco e
Cassinelle).
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- Di tanto in tanto grosse
frane sottomarine (probabilmente dovute a movimenti tettonici o ai
torrenti che scaricavano al mare) scivolavano lungo la scarpata
continentale ed il materiale grossolano si alternava ai sedimenti fini
di mare profondo.
- Continuando la sua
avanzata, il mare ricoprì completamente la zona del Piemonte
meridionale. In questo mare, divenuto più profondo, si depositarono
strati sabbiosi (arenarie), strati di fanghi (marne e silt) e depositi
di natura calcarea anche biocostruiti.
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- S.GIUSTINA: alveo del
torrente Sansobbia (quota 370 m). Oligocene inferiore
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- Panoramica del sito di Santa Giustina
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- Nel sito affiora la parte basale della successione stratigrafica di S.
Giustina – Giovo del Sassello (circa 170 m).
- Il basamento su cui si sono depositati i sedimenti del B.T.P. e’
metabasitico (ofioliti-metamorfismo).
- Nella sezione litostratigrafia di S. Giustina, si vede il lento avanzare
del mare (trasgressione), che a piu’ riprese viene contrastato dalla
rapida e intensa progradazone (delta) con conseguenti temporanee fasi
regressive caratterizzate da sedimentazione di ambiente transizionale o
continentale.
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- Con Pl gli strati a piante fossili.
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- Gli intervalli fini dei
depositi basali (livello 4), riferibili ad un sistema di piana e conoide
alluvionale, sono generalmente ricchi in frustoli carboniosi ed in
alcuni casi contengono numerosi resti di piante superiori in splendido
stato di conservazione e oogoni di caracee (charofite).
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- L’intervallo tra il quinto
ed il decimo livello, corrisponde alla deposizione di sedimenti
continentali, nei quali s’intercalano orizzonti salmastri caratterizzati
da povere malacofaune. Piu’ frequenti sono le tracce ed i resti di
grandi alberi che affondavano le radici nei fanghi dei fondali (attuali
mangrovieti).
- Potenti apporti fluviali
troncano i depositi di laguna salmastra e successivamente riprende la
trasgressione marina (nelle prime fasi ancora contrastata da arrivi
terrigeni grossolani).
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- Da questo punto (livello 12
fino al 18) la trasgressione si afferma definitivamente e la restante
parte della successione sara’ sempre costituita da sedimenti
depositatisi in ambiente marino (arenarie piu’ o meno siltose e
subordinatamente conglomerati e marne argillose, il cui contenuto
fossile e’ costituito da gasteropodi, bivalvi e foraminiferi).
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- Il materiale esaminato proviene essenzialmente dai livelli arenacei
compatti grigio chiari. Meno frequenti sono i reperti su arenaria
marnosa giallastra.
- I vegetali si presentano quasi sempre frammentati, sono impronte.
- Va sottolineata la presenza quasi costante di una pellicola carboniosa
sull’impronta.
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- La collezione ebbe inizio nel 1886 con l’acquisto delle
raccolte del sacerdote Deo Gratias Perrando, parroco di Santa Giustina,
per il Museo Geologico della Regia Universita’ di Genova, da parte di un
consorzio; si aggiunsero poi altre raccolte donate dagli eredi di Don
Perrando e da vari raccoglitori. La collezione raggiunse circa 4000
esemplari, e venne collocata al Museo Geologico sistemato
provvisoriamente a Villetta “Di Negro” e vi resto’ fino al 1926.
Successivamente il materiale, catalogato e sigillato in grandi casse, fu
trasportato a piu’ riprese nei locali sotterranei del Museo Civico di
Storia Naturale G. Doria. Nei giorni 7-9 Ottobre 1970 ci fu un’alluvione
che causo’ gravi danni alle collezioni in parte gia’ collocate negli
scaffali disposti nell’area perimetrale della grande sala dello
scantinato del Museo Civico Doria.
Il materiale recuperato, fu trasportato nei locali dall’attuale
Istituto di Geologia, in Corso Europa. Il 1 Gennaio 1977 un ulteriore
allagamento dovuto al Rio Noce, abbatte’ un tratto di parete dei fondi
del Palazzo delle Scienze dove era collocato il Museo, danneggiando
ulteriormente la collezione. Oggi, la collezione è conservata presso il Dip.Te.Ris.,
il Museo Civico di Storia Naturale G. Doria di Genova ed il Museo
Perrando di Sassello.
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- ALGHE (5 specie).
- FUNGHI (4 specie).
- PTERIDOFITE (43 specie di 17
generi).
- Pteris (10 specie)
- Goniopteris (6 specie)
- Asplenium (5 specie)
- Aspidium (5 specie)
- Equisetum (2 specie)
- GIMNOSPERME (10 specie di 7
generi).
- Pinus (3 specie)
- Sequoia (3 specie)
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- ANGIOSPERME DICOTILEDONI (332
specie di 98 generi).
- Ficus (32 specie)
- Quercus (20 specie)
- Laurus (19 specie)
- Mirica (14 specie)
- Juglans (13 specie)
- Rhamnus (12 specie)
- Cinnamomum (10 specie)
- Diospyros (9 specie)
- Magnolia (8 specie)
- Artocarpus (9 specie)
- Sapindus (8 specie)
- Persea (7specie)
- Cassia (7 specie)
- Cornus (7 specie)
- Castanea (7 specie)
- Salix (6 specie)
- Cinchonidium (6 specie)
- Carpites (6 specie)
- ANGIOSPERME MONOCOTILEDONI (59
specie di 33 generi).
- Cyperus (11 specie)
- Phoenicites (4 specie)
- Sparganium (3 specie)
- Arecites (3 specie)
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- La vicinanza del mare (mitigatore del clima ed ostacolo all’avanzare
delle temperature fredde) fece di Santa Giustina un’oasi di
conservazione piu’ duratura ed un’importantissima tappa nello
spostamento di quelle forme vegetali, gia’ scomparse dal resto dell’Europa.
- I luoghi, in cui potevano accumularsi grandi quantita’ di resti
vegetali, da cui derivano le ‘filliti’ di S. Giustina, erano meandri,
piccoli laghi e paludi.
- L’associazione dei livelli a filliti è caratterizzata sia da taxa
tropicali sia da taxa temperati: si tratta di un ambiente paragonabile a
quello delle attuali foreste tropicali.
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- Nelle zone piu’ basse e pianeggianti prosperavano gli elementi
tipicamente tropicali, rappresentati principalmente da felci arboree
(Goniopteris, Polypodioides), palme di grandi dimensioni (Perrandoa,
Isselia, Flabellaria, Phoenicites) e dicotiledoni (Ficus, Artocarpus,
Cinnamomum, Diospyros, Magnolia, Anona, Sapindus, Cassia).
- Il sottobosco caldo-umido era caratterizzato sempre da felci (Pteris,
Blechnum, Aspidium, Woodwardia) e dicotiledoni lianiformi; vicino ai
corsi d’acqua ed agli stagni proliferavano ancora felci (Chrysodium) e
dicotiledoni (Populus integra, Salix, Carpinus).
- Sui rilievi, con una temperatura media piu’ mite e quindi clima
confrontabile con quello delle attuali fasce temperate, la vegetazione
era invece caratterizzata da dicotiledoni (Quercus, Castanea, Ilex,
Myrica) e da conifere (Sequoia, Taxodium, Glyptostrobus); nei luoghi
umidi ed ombrosi prevalevano tra le monocotiledoni (Phragmites, Cyperus,
Arundo) e tra le dicotiledoni (Alnus, Fagus, Acer, Plantanus).
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- Le analisi condotte con i 2
metodi, proposti da Dolph & Dilcher (1980) e Webb (1959), hanno
portato, all’identificazione di un paleoambiente nettamente
tropicale-subtropicale di piani basali-pedemontani.
- Risultato che e’ avvalorato
anche dalla presenza, di impronte di Felci di grandi dimensioni
(soprattutto Goniopteris polypodioides) e grandi palme testimoni di un
clima indubbiamente tropicale, di una netta maggioranza di specie a
margine intero (di clima piu’ caldo) rispetto a quelle a margine dentato
(di clima piu’ freddo), ed infine dalla segnalazione della presenza di
resti di Coccodrillo e del genere Trionyx (un Chelone di clima caldo).
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- Si passa ad un ambiente di tipo salmastro, con una ricchissima fauna,
tra cui più abbondanti erano i gasteropodi, bivalvi e gli artropodi
(granchi).
- Fino ad un ambiente di tipo marino franco con coralli ramificati (rami
fitti e sottili ben sviluppati) che indicano zona di piattaforma interna
o comunque una zona riparata con energia del moto ondoso bassa,
temperature alte ed acque limpide.
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- Seguono arenarie siltose a coralli con diverse morfologie,
macroforaminiferi (nummuliti ed orbitoidi), alghe calcaree rosse,
molluschi ed echinoidi, che passano verso l’alto a siltiti sabbiose.
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- Il sito e’ caratterizzato da
colonie coralline in buono stato di conservazione, generalmente in
posizione di vita e spesso di grosse dimensioni. Si tratta
prevalentemente di forme massive, mentre ben piu’ rare e sempre
frammentate sono le forme ramose.
- I vari autori che hanno studiato le associazioni a coralli dell’area di
Sassello, segnalano un numero elevato di specie (170).
- Ben piu’ sporadici sono gusci di bivalvi (soprattutto pettinidi ed
ostriche), modelli interni di gasteropodi, piastre e radioli di
echinoidi, frammenti di serpulidi e di briozoi.
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- Associazione a coralli:
- Massive piu’ rappresentate:
- Favia Irregularis
- Favia Subdenticulata
- Antiguastrea Lucasiana
- Michelottiphyllia Crispata
- Michelottiphyllia Anceps
- Michelottiphyllia Sp.
- 2. Incrostanti piu’ rappresentate:
- Stilocoenia Taurinensis
- Hexastrea Elegans
- Hexastrea Laxelamellata
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- Nummulites: fino alla parte bassa dell’Oligocene Superiore.
- Lepidocicline: partono dall’Oligocene Superiore.
- Entrambi convivono nella parte bassa dell’Oligocene Superiore.
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- I successivi livelli arenaceo-siltosi e sabbioso-siltosi rappresentano
una fase di graduale approfondimento, nell’ambito della piattaforma
interna piu’ prossimale alla costa (20-30 metri), come testimoniato sia
dalla corallofauna che dai macroforaminiferi e molluschi.
- In seguito l’ alternanza fra arenarie silicoclastiche ed orizzonti
bioclastici/biocostruiti sembra indicare una fase di stasi nell’
approfondimento, che consenti’ la fioritura di una variegata flora ed
alghe calcaree rosse; queste colonizzarono i fondi sabbiosi mobili
stabilizzandoli e permettendo cosi’ la ripresa dell’attivita’
biocostruttrice dei coralli.
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- Infine, il marcato
approfondimento, testimoniato da una successione da arenacea a
francamente pelitica, localmente a bivalvi, porto’ all’instaurarsi di
una facies che si inquadra in una batimetria compresa tra la piattaforma
interna e quella mediana (40-60 metri).
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- Le immagini delle diapositive n. 3,4,5,6,7 e 8
- SONO TRATTE DAL LIBRO:
- CONTRIBUTION A L’ETUDE
STRATIGRAPHIQUE DE L’OLIGOCENE ET DU MIOCENE INFERIEUR DES CONFINS
LIGURE PIEMONTAIS 1968. C. Lorenz.
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